Questo video NON è contro chiunque usi il collare a strangolo. Ci sono addestratori alle prese con cani pericolosi che non vedono alternative. Se il loro lavoro dovesse fare la differenza nella vita di un cane, è giusto che lo facciano, sebbene personalmente preferisca metodi differenti. Si tratta di scelte: mi mordo le mani e mi rattristo quando vedo cani strattonati al collare a strangolo che si potrebbero meglio aiutare senza, così come ad alcuni verrà l’orticaria nel vedermi al lavoro tenendo un rottweiler con guinzaglio lungo e pettorina.
Quello che mi preoccupa è invece la chiusura mentale. C’è chi dice che con i cani aggressivi si possa usare SOLO la coercizione. Beh, non è così. Sono molti gli esperti del settore in Italia che ritengono la coercizione non necessaria e in molti casi altamente controproducente, anche in caso di aggressività.
Secondo il Dizionario di Etologia Einaudi, a cura di Danilo Mainardi:
L’aggressività è uno stato interno o motivazionale che influenza la predisposizione di un animale ad aggredire. Come è noto in campo umano, l’aggressività non sempre sfocia in comportamenti aggressivi e quindi è bene tener distinto questo termine da quello di aggressione.
Questa definizione conferma quanto affermato nel video di Duke e ne sostiene il lavoro: l’aggressività parte “da dentro”. Se vogliamo fare un bel lavoro col cane, a poco serve inibire il comportamento aggressivo con le punizioni: finché non cambia il suo stato interno e ciò che lo innesca (motivazioni, emozioni, capacità, convinzioni) non otterremo una diminuzione di aggressività. Perché il cambiamento interno avvenga, è necessario modificare ciò che il cane pensa degli altri cani.
Questo è un’altro motivo per cui scelgo di non legare la presenza degli altri cani a eventi sgradevoli o dolorosi, come strattonate, rimproveri, collari con le punte rivolte verso l’interno e simili. Il mio consiglio è anche quello di evitare il più possibile il conflitto fra cane e proprietario, che si verifica nel momento in cui il proprietario vuole sottomettere il cane, volendosi imporre come “capobranco”. L’ho imparato molto tempo fa studiando “Psicoterapia comportamentale del cane e del gatto” di B. L. Hart, L. A. Hart. Per me aveva un gran senso e da allora, era il 1998, ho cercato di adeguarmi il più possibile a questa prescrizione.
Sempre secondo il Dizionario di Etologia, il termine ‘aggressione’ si riferisce alle manifestazioni di minaccia, di rabbia ed eventualmente di attacco nei confronti di un animale della stessa o di diversa specie o addirittura di un oggetto qualsiasi. (…) Gli animali fanno uso dell’aggressione sia nelle interazioni con i conspecifici (per esempio nelle dispute territoriali) sia in quelle con individui di altre specie (per esempio per difendersi dai predatori).
Secondo il nostro Dizionario le forme di aggressione sono diverse, per esempio intraspecifica (tra cani) e interspecifica (fra cane ed esseri umani per esempio), predatoria, offensiva, difensiva ecc. In particolare l’aggressione intrasessuale (cane dello stesso sesso, fra maschi, o fra femmine) è la forma di aggressione più studiata e sulla cui base gli etologi, hanno costruito i loro modelli motivazionali dell’aggressività.
La comune aggressività fra maschi (e fra femmine) quindi, non solo tecnicamente rientra nelle diverse forme di aggressività, ma è addirittura la forma di aggressività più studiata dagli etologi.
È abbastanza evidente come qui il campo sia rappresentato dalla rieducazione comportamentale, che poco o nulla ha che vedere con l’addestramento (non sarà certo l’insegnare al cane il seduto, il terra, la condotta al piede, il riporto o l’attacco lanciato, a modificarne le espressioni comportamentali). È una distinzione necessaria. Piccolo inciso: come espresso nel video, fare riabilitazione comportamentale, non significa “somministrare farmaci”, ma sapere come agire su strutture cognitive più o meno profonde, come le competenze sociali ed emotive, o su altri elementi come le motivazioni e i sistemi di credenze. Conosco diversi veterinari comportamentalisti e istruttori cinofili, che fanno della riabilitazione comportamentale il loro lavoro, svolto spesso in modo superlativo. Ovvero, grazie al loro intervento i cani cambiano in meglio, diventano più adattabili, sereni e più felici insieme alle loro famiglie.
Assolutamente no! Ho diversi amici addestratori impegnati in diverse discipline, dal retrieving, all’obedience, all’agility, al soccorso in acqua e su macerie. I loro cani si divertono un mondo, sono pieni di salute e sprizzano gioia da tutti i pori mentre lavorano. Ci sarà anche chi fa agonismo in utilità e difesa senza usare violenza e coercizione. Queste persone hanno tutto il mio sostegno. Addestratori, educatori, istruttori in riabilitazione comportamentale e veterinari comportamentalisti, non sono figure in antitesi, ma complementari. Nessuna di esse ha più valore di un’altra.
Addestratori, educatori, istruttori in riabilitazione comportamentale e veterinari comportamentalisti, non sono figure in antitesi, ma complementari. Nessuna di esse ha più valore di un’altra.
Un esempio del modo in cui lavoro con l’aggressività fra cani lo trovi qui, insieme a una spiegazione approfondita del metodo: http://angelovaira.it/blog/come-rieducare-un-cane-aggressivo-il-caso-di-duke/
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