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Cani ciechi e sordi, come entrare in relazione con loro


Redazione ThinkDog - 31 Luglio 2018


Come nasce la mind extension e cosa comporta vivere con un cane che non vede o non sente

Si avvicina l’evento ThinkDog Experience 2018, in attesa di incontrarci i prossimi 21, 22 e 23 settembre, ecco alcune anticipazioni sui contenuti dell’intervento “Il deficit sensoriale nei cani: problematiche e specificità del progetto educativo” di Luca Scanavacca.

Chi è Luca Scanavacca

Luca Scanavacca è istruttore cinofilo e lavora con la disabilità a 360 gradi, quindi con cavalli, asini, persone e cani. Il suo mestiere, come lui stesso ci racconta, lo ha portato a rivedere il suo concetto di ‘educazione’. “Vengo dalla scuola Montessori e sono sempre cresciuto con l’idea che non esistono un tempo e un modo per studiare, ma esiste la capacità dell’insegnante di arrivare all’allievo”, questo principio Scanavacca lo applica anche nel suo lavoro che porta i proprietari a mettersi realmente in ascolto dei loro cani sordi, ciechi o con altre, come le chiamiamo noi, disabilità.

Un nuovo modi di vivere i cani grazie a Tabata

La storia di Scanavacca inizia con Tabata, un cane sordo con una malattie degenerativa agli occhi, con la quale ha sperimentato il suo percorso senza rendersene conto, ci racconta, “è lei che mi ha evocato queste esperienze fatte fino alle medie con la scuola Montessori e, per quanto mi servissero per vivere nella società, mi ero dimenticato di loro”. Scanavacca racconta che con Tabata ogni cosa era ‘dilatata’ perché “ogni stimolo aveva delle ripercussioni e conseguenze che non erano prevedibili. È stata la mia più grande maestra perché mi ha obbligato a mettermi in gioco”.

Spazio e tempo per i cani ‘disabili’

“Quando hai a che fare con individui con disabilità” spiega Scanavacca “per conoscere le loro vite e il loro vissuto, devi comprendere che hanno parametri distorti rispetto ai nostri, per loro sono diversi i concetti di tempo e spazio”. Nel dettaglio ci dice che “lo spazio personale è labile, non si può definire ed è individuabile da persona a persona. Molte attività possono dimostrare come le bolle individuali non sono in proporzione al nostro corpo” e ancora “Ricordo che quando insegnavo qualcosa a Tabata, che lì per lì mi sembrava che non avesse colto, notavo che il giorno dopo me la mostrava. Aveva semplicemente bisogno di tempo per interiorizzarla”.

Semplicemente sordo, cos’è

“Negli ultimi anni mi sono avvicinato alla zooantrpopologia per permettere alle persone di conoscere gli animali e la loro capacità di sentire”. “In questi anni ho costruito il percorso ‘semplicemente sordo’ che è diventato ‘mind extension’, che permette di associare e abbinare la cultura occidentale alla capacità di empatia delle culture orientali per ricevere e dare all’animale”.

La Fattoria Dei Semplici

“Mi mancava però un posto e un modo di raccontare ciò che vedevo e vivevo, ho costruito così la Fattoria dei Semplici e qui produciamo ‘benessere’ – racconta Scanavacca che spiega come attraverso l’osservazione dell’altro si riesca ad entrare in contatto con l’animale che rappresenta una guida spirituale che ci aiuta a sentirci parte di un sistema.

Il deficit sensoriale nei cani: problematiche e specificità del progetto educativo

Quando parliamo di deficit sensoriale, spesso lo associamo al termine diversità. Il deficit è ciò che ci aiuta a comprendere la diversità, spiega Scanavacca. “È un errore definire un cane diversamente abile, perché ogni cane lo è. Non è un’esaltazione dei cani, ma ci deve far guadagnare una distanza consona dall’essere umano. L’uomo non è cane, il cane non è uomo. Sia uomo che cane attraverso una visione di insieme, attraverso le loro diversità, possono convergere in un senso di equilibrio e serenità. Quando il cane ci manda un segnale significa che qualcosa nella sistemica familiare non va”.

La storia di Gilda, ex fobica in pochi giorni

Per comprendere quanto sia importante per un cane sentirsi rappresentato all’interno di una sistemica familiare, Scanavacca ci racconta l’affascinante storia di Gilda. Gilda viveva in città e sotto psicofarmaci, somministrati con dosi che non bastavano per tenere a bada le sue fobie, un giorno i proprietari di Gilda si sono presentati in Fattoria chiedendo di poterla affidare a lui. Gilda era stata presentata come mordace, fuggitiva e predatrice. Come affrontare la situazione? “Gilda, per i primi quattro giorni, ha vissuto completamente libera, le ho lasciato la porta aperta (nb. in un contesto fuori città): pensavo che fosse giusto lasciarle la possibilità di andare via se quello era il suo desiderio. Si muoveva per tutta la zona di Oleggio e ogni tot ore si faceva vedere, abbaiava, andava via e poi tornava. Dopo quattro giorni è tornata, è andata a sdraiarsi sotto il letto dei bimbi e da allora dorme lì”. Cosa ci insegna questa storia? Certo, non che dobbiamo abbandonare i cani, ma semmai che dobbiamo avere il coraggio di comprendere quando un cane non è nell’ambiente adatto a lui.

Cosa significa vivere con un cane sordo o cieco

“Ogni proprietario che decide di adottare un cane sordo o cieco vive un primo momento ‘pietistico’ che lo porta ad attenzioni troppo invadenti per un cane che però non si sente diverso. Questo fiato sul collo lo porta ad un momento di rottura, un morso, una fuga, autolesionismo per esempio. Da questo momento, il proprietario-crocerossina perde il pietismo e inizia davvero a guardare il cane” ci spiega Scanavacca “È in questo momento che il cane si riattiva e ricomincia a vivere la sua giornata”. L’assenza di pietismo è fondamentale e deve però essere accompagnata dalla consapevolezza che i cani sordi o ciechi devono essere compresi e gestiti in modo diverso. “Noi dobbiamo capire che posture, tono, distanza e segnali sono qualcosa che determinano una comunicazione staible/serena o conflittuale/disagio”.

Un cane sordo o cieco non si educa

“Non si può pensare di educare un cane sordo o cieco: non si va a fare lezione al/con il cane. Ma si va a conoscere/imparare. Questo è uno dei pochi ambiti dove l’uomo dovrebbe avvicinarsi senza presunzione, spogliarsi e incontrare l’altro. Tra persone non ci riusciamo più, solo che il cane ci ricorda che dobbiamo tornare ad uno stato di contatto che abbiamo perso. Sarebbe bello tornare a riflettere che se un cane sordo o cieco è entrato nella nostra vita, forse è arrivato per noi il momento di metterci in gioco senza attaccarci a strumenti, falsi miti o false teorie”.

Non vogliamo svelarvi troppo sui contenuti dell’intervento di Scanavacca, ma vi anticipiamo che avremo modo di metterci nei panni dei cani ciechi e sordi attraverso alcune semplici e interessanti attività che ci permetteranno anche di scoprire qualcosa di nuovo su noi stessi.