Si sta avvicinando il Raduno ThinkDog che quest’anno si terrà il 21, 22 e 23 settembre all’Holiday Village Florenz (FE), (QUI tutti i dettagli dell’iniziativa). Durante questo evento, dedicato non solo all’educazione cinofila, ma anche allo scambio di idee e alla formazione, avremo la possibilità di festeggiare i primi 20 anni di carriera di Angelo Vaira. Ma non è tutto. Questi tre giorni ci permetteranno di incontrare molti altri esponenti della cinofilia che potremo ascoltare durante i loro interventi. Tra questi anche Luca Spennacchio che ci parlerà di “Il canile come polo zooantropologico: cosa sta cambiando e opportunità e doveri dei cinofili”. Scopriamo insieme qualche anticipazione sul suo intervento.
Luca Spennacchio è istruttore cinofilo e si occupa ormai da tempo non solo di formazione di educatori e istruttori cinofili, ma anche di operatori di canile, una figura professionale ancora oggi poco definita che però, vista la situazione attuale italiana, risulta essere sempre più necessaria. Spennacchio è anche esperto di divulgazione, celebri sono le sue riflessioni sul mondo del cane, ma presta anche particolare attenzione ai cani dei canili e al loro rapporto con la società.
Il suo intervento, intitolato “Il canile come polo zooantropologico: cosa sta cambiando e opportunità e doveri dei cinofili”, ha l’obiettivo di metterci di fronte ad una realtà molto cruda: i canili italiani sono al collasso, la questione randagismo è diventata ormai ingestibile e risulta sempre più necessario un intervento rapido, efficace e professionale per permettere ai cani di non essere destinati ad una vita ‘dietro le sbarre’ da ergastolani innocenti.
“Durante il mio intervento vi parlerò del ruolo che dovrebbe avere il canile nei confronti della società – ci racconta Spennacchio – il canile si deve trasformare perché non può più essere un luogo decidato ai cani che ‘danno fastidio alla comunità’, ma deve diventare un contesto in cui si fa cultura e informazione e si formano veri e propri professionisti del settore”.
Insomma il canile deve diventare “un centro di servizi in cui le persone possano avere informazioni e nozioni sui cani, allo scopo di rendere consapevoli coloro che vogliono comprare o adottare un cane e, quindi, di conseguenza, diminuire il numero degli abbandoni”.
“Dobbiamo immaginarci il canile come un ‘polo di diffusione culturale’ e per questo il lavoro di ‘ristrutturazione’ deve riguardare più fronti:
Fino ad oggi abbiamo percepito il canile come un “luogo passivo di fronte all’abbandono o al maltrattamento e si prendeva in carico il frutto di questa situazione. Io intendo fare sì che il canile sia attivo in questo senso e abbia un obiettivo di lavoro” ci spiega Spennacchio.
“La situazione attuale in Italia è in via di cambiamento, non sappiamo ancora se sia un miglioramento. Il nostro Paese sta drasticamente andando verso il collasso, i costi sono altissimi, così come il tasso di abbandoni, e dal punto di vista eocnomico i comuni non hanno più fondi per la gestione, perché le gare sono sempre al risparmio”.
Come è possibile?
“Nel momento in cui i randagi, che un tempo non avevano valore econimico, hanno ottenuto un prezzo, è nato un vero mercato su di loro”. “La questione è sicuramente molto ampia ed è necessaria davvero una ristrutturazione degli obiettivi per arrivare a strategie nuove efficaci ed efficienti per i cani in canile, per quelli nelle case che potrebbero finire in canile abbandonati e per le casse dei Comuni”.
La preoccupazione di Spennacchio è che adesso “rischiamo di far tornare l’eutanasia, perché in fondo costa meno che gestire un cane per 15 anni. Fino adesso a nessuno è interessato dei canili perché chi ci guadagnava non aveva interesse a sollevare la questione, la cinofilia classica non se ne è mai occupata e adesso che la situazione è diventata ingestibile bisogna per forza intervenire, prima che sia troppo tardi”.
Il dibattito resta ancora molto aperto, per questo l’incontro di settembre con Spennacchio potrà aiutarci a capire meglio quale potrà e dovrà essere il futuro dei cani. Di sicuro le sue parole saranno illuminanti e permetteranno anche a tutti coloro che non lavorano in canile di capire come affrontare al meglio i percorsi individuali con i clienti, così da permettere alle famiglie di creare un legame tale per cui l’abbandono non è e non sarà mai un’opzione.