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Come è intelligente il cane! – (Parte terza)


Marina Balbi - 21 Agosto 2012


Messa da parte l’intenzione di stabilire se ci siano animali più intelligenti di altri, possiamo indagare meglio come funziona la mente dei cani.

dal libro “Fen il fenomeno” Stefano Benni e Luca Ralli

come è intelligente il caneStudi sulla mente dei cani:

  • Con alcuni test si è cercato di stabilire se i cani avessero o meno una teoria della mente, se ossero in grado di capire cosa sa l’altra persona. Un pezzo di carne viene messo davanti al cane e l’uomo dice “no!”, poi l’uomo si comporta in vari modi: esce dalla stanza, si gira dalla parte opposta, si mostra distratto, chiude gli occhi, rivolge lo sguardo al cane. Tranne nell’ultimo caso, in cui il cane sa di essere visto, in tutti gli altri mangia il boccone avvicinandosi lentamente, girando al largo e frapponendosi tra l’uomo e il boccone in modo che l’altro, seppur distratto, non possa vedere.
    • Un’altra questione dibattuta è se i cani possano imparare o meno per imitazione. In un recinto a “V” i cani imparano la soluzione se vedono una persona girare attorno al recinto così come se vedono un cane che lo fa. Non imitano con esattezza ma trovano più rapidamente la soluzione.
    • Anche nel caso di un asciugamano sotto un cesto capovolto i cani trovano la soluzione in breve tempo se vedono un altro cane tirare l’asciugamano con la bocca o con le zampe; usano, però, sempre le zampe. Non copiano anche in questo caso, capiscono la soluzione? In realtà risolvono il problema anche se vedono semplicemente un cane mangiare da sopra l’asciugamano senza aver visto che lo tirava fuori; si tratta semplicemente di rinforzo locale, il cane aumenta l’attenzione per un luogo o per un oggetto dopo averci visto qualcuno.
    • In situazioni più complicate, invece, i cani hanno dimostrato un vero e proprio apprendimento sociale. Il compito era tirare una maniglia a lato di una scatola per fare uscire una palla, girare intorno alla scatola e prendere la palla. Cani precedentemente addestrati mostravano la soluzione. I cani che potevano guardare tutta la sequenza, risolvevano immediatamente il compito, così come i cani che osservavano il proprietario tirare la maniglia. La soluzione era molto più lenta per i cani che vedevano soltanto toccare la scatola (quindi non c’è rinforzo locale) o che non vedevano nulla.
    • Anche con i cani sono stati fatti studi sul linguaggio. Rico è in grado di riconoscere ben 200 nomi di oggetti e nel caso di nomi che non conosce sceglie per esclusione di quelli nuovi.
    • Alexandra Horowits ha condotto studi molto recenti sul comportamento dei cani. Ha osservato in particolare tutti i dettagli del gioco che definisce come: ”attività volontaria che implica comportamenti ripetuti ed esagerati, di durata più o meno prolungata, di varia intensità, combinati in maniera atipica; utilizza modelli di azione che hanno ruoli identificabili in altri contesti”. Il gioco possiede tutte le caratteristiche di una buona interazione sociale: la coordinazione, la turnazione, l’auto-limitazione, il saper tenere in considerazione le capacità e il comportamento dell’altro. Per iniziare il gioco i cani ricorrono a segnali tipici (inchino) e mettono in atto tutta una serie di comportamenti per richiamare l’attenzione dell’altro (abbaio, interazione fisica,..)

Per approfondimenti:

  • Felice Cimatti, “Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva”, Carocci editore, 1998
  • Alexandra Horowitz, “Come pensa il tuo cane. Tutti i segreti del migliore amico dell’uomo”, Oscar Mondadori, 2010
  • Kaminski J., Brauer J., “Il cane intelligente. A modo suo”, Muzzio, Roma, 2008