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Conoscere, comprendere, accettare


Redazione ThinkDog - 30 Aprile 2014


Per una scelta personale non ho mai voluto scrivere articoli sul cane o sul mondo della cinofilia, un pò perché l’ambiente è saturo, ci sono educatori ad ogni angolo e chiunque scrive articoli, un pò perché non amo questa “guerra” mediatica fra cinofili e un pò perché fra il dire ed il fare, ho sempre preferito il fare.
Leggo gli articoli di chiunque, li commento nella mia testa, condivido quelli strettamente inerenti all’argomento e con zero divagazioni su “questa scuola è meglio dell’altra” , “questo è un imbecille” , “oggi parliamo male di..”.

Ho deciso però di scrivere questa nota, per parlare di una cosa che mi sta molto a cuore e che credo possano condividere molti “addetti ai lavori”, indipendentemente dalla scuola di pensiero alla quale sentono di appartenere.

 

“Il rispetto delle caratteristiche del cane vs la crescente richiesta del cane perfetto.”

 

In questo 2014 festeggio ben tre “compleanni” importanti: i miei 30 anni di vita, i miei 15 anni di volontariato nei canili ed i miei 10 anni di lavoro nel mondo della cinofilia.
Collaboro da diversi anni con alcune associazioni che si occupano di cercare una casa a quei cani che una casa non ce l’hanno e fra loro anche alcuni rescue di razza.
In questi anni ho visto un numero indefinito di cani: cani che cercavano una casa, cani che cercavano la serenità, cani che soggiornavano da me mentre il proprietario era in vacanza, cani in stallo, cani in degenza post-operatoria, cani di un chilo, cani di ottanta chili, cani bianchi, cani neri, cani educati con proprietari ineducati, cani ineducati con proprietari educati, cani accettati, cani non accettati, cani capiti e cani incompresi.

Quello che mi dispiace maggiormente è questa folle esigenza di volere un cane “perfetto”.

Mi spiego meglio.

Le razze riconosciute sono più di 400, organizzate in gruppi e sottogruppi ed ognuna di loro differisce da quelle appartenenti allo stesso gruppo in maniera più o meno visibile.
Ciò che è innegabile, è che ogni razza abbia delle doti attitudinali, e che queste, che ci piaccia o meno, facciano parte del loro patrimonio genetico.
Quindi, far entrare nella propria vita e nella propria casa un cane, significa 3 cose:
1. Conoscere le caratteristiche di razza
2. Comprenderle
3. Accettarle

Sia ben chiaro, questo non significa che un cane può fare tutto quello che gli pare e a noi deve andarci bene, che non proviamo a risolvere qualche problema che abbiamo con lui o che deve essere completamente ineducato e/o lasciato allo sbando.
Significa che se voglio condividere la mia casa con un maremmano, non devo chiamare l’educatore perché non mi sta bene che faccia la guardia alla mia proprietà.
(E significa anche, e sopratutto, che un buon educatore, non dovrebbe aiutarvi a farlo.)

Io posso voler “limitare” alcuni comportamenti che posso ritenere inopportuni o inadatti alla mia quotidianità, senza però trasformare il mio cane in un altro cane.

Questo NON SIGNIFICA che tutti i cani facenti parte di una razza siano identici, significa piuttosto che è ALTAMENTE PROBABILE che un cane sia predisposto ad avere delle caratteristiche che sono state volutamente selezionate nel corso degli anni.
Le eccezioni ci sono, sempre e comunque.

Significa che se hai un beagle e vai in un campo o in un bosco e non ti torna immediatamente al richiamo perché sta annusando, non puoi pensare che il tuo cane sia disobbediente (o peggio ancora, scemo), anzi!! È estremamente obbediente alla sua natura e tutt’altro che scemo.
Significa che se hai un Asia Centrale che non ti fa entrare i clienti in negozio, non puoi pensare che sia un cane “cattivo”. Eccelle nel suo lavoro.
Significa che se hai un husky che tieni sempre in casa e scappa per andare in area cani (da altri cani!), non puoi pensare che sia uno sciocco ineducato. Probabilmente si annoia da morire da solo.
Significa che se hai un pitbull maschio che compiuto l’anno e mezzo non va più d’accordo con l’altro tuo pitbull maschio, non è impazzito da un momento all’altro. Significa che non hai valutato attentamente i rischi e che hai pensato che con il tuo “polso” e le tue capacità, la convivenza potesse essere possibile e serena.

Se una persona non conosce le caratteristiche di una razza, potrebbe trovarsi spiazzato e si convince di essere di fronte ad un “problema” e con questa idea tratta ed interagisce con il suo compagno di vita.
Vuole “risolvere il problema” e solitamente prima ci prova da solo, con le buone, poi con le cattive, solitamente con la neutralizzazione (sterilizzazione, terapie farmacologiche..), poi si affida ad un addestratore, un educatore, un comportamentista.
Nel caso in cui riesca ad eliminare e contenere il “problema”, si può dire che siano entrambi felici?
Un cane che non può esprimere le sue doti, le sue capacità, che non si gratifica, come può essere un cane davvero felice?

E questo vale anche per la sua “canilità” che equivale alla “personalità” dell’uomo.
Se per ogni razza esistono delle peculiarità, figuriamoci per i singoli soggetti.

Non posso contare quante volte ho sentito la frase: “non capisco perché fa così, eppure prima avevo un cane della stessa razza e dello stesso sesso ed era bravissimo”… (Forse perché NON è lo stesso cane?!)

Puoi avere un pastore tedesco che risponde in maniera rapida ed eccellente ad ogni tua richiesta e averne un altro completamente disinteressato alla tua persona quando siete a spasso.
Puoi aver avuto un cane che ti portavi dappertutto, che amava stare in mezzo alla gente nei bar il sabato sera sui Navigli e poi, può capitarti il cane che non ama il caos, che non vuol dire che ha per forza “paura” della situazione, ma che più semplicemente non ama le situazioni caotiche in generale.

Come dicevo poco fa, questo non significa che io non posso aiutare il mio cane se vive con disagio alcune situazioni, che devo lasciargli aggredire le persone o gli altri cani, che può abbaiare per ore o che non deve far entrare nessuno in casa.
Anzi, i problemi vanno risolti (i problemi però!) ed alcune caratteristiche particolarmente accentuate si possono limitare, contenere, dirottare su attività simili, indirizzare verso qualcosa di meno gravoso. Si deve trovare un accordo, una soluzione accettabile per entrambe le parti, che non leda la persona e gratifichi il cane.

Tornando a noi, anche per i singoli soggetti, sono fondamentali i 3 concetti “conoscere, comprendere, accettare”.
È importante che io conosca il mio cane a fondo, che io mi impegni a comprendere le sue esigenze e che io lo accetti per ciò che è, senza paragonarlo agli altri cani che vedo in giro o ai miei precedenti.

Quindi?
Quindi io spero che chiunque voglia condividere la sua vita con un cane si impegni a:

– CONOSCERE la razza che ama: informandosi presso più allevamenti (anche se scegliete di adottarlo da un rescue), più veterinari, più educatori, più conoscitori della razza (per ognuna di queste categorie..non fermarsi MAI ad uno solo parere!!) conoscere i cani da cui discende, i suoi genitori.
– COMPRENDERE quali potrebbero essere le sue esigenze e chiedersi se si è disposti a condividere la vita con un guardiano, con un allertatore, con un cacciatore o più semplicemente con un cane molto attivo o molto pigro, chiedersi se il nostro stile di vita è adatto ad un cane di questo genere.
– ACCETTARE le caratteristiche della razza che abbiamo scelto come pregi, non come difetti.
E poi..
– CONOSCERE il cane che abbiamo scelto di adottare e una volta accolto nella nostra vita, imparare a conoscerlo nella quotidianità, osservarlo il più possibile, osservarlo con attenzione e cogliendo ogni sfumatura, osservarlo interagire con le persone, con gli altri cani, nei vari ambienti e imparare a “leggerlo” nelle più svariate situazioni.
– COMPRENDERE le sue esigenze come individuo, i suoi disagi, i suoi fastidi, le sue gioie, le sue preferenze, le sue paure, le sue simpatie ed antipatie. Comprendere i suoi bisogni, le sue necessità, i suoi dolori.
– ACCETTARE il vostro cane. Così com’è. Con la sua voglia o non voglia di coccole, con le sue simpatie ed antipatie magari diverse dalle vostre, con i suoi tempi forse diversi dai vostri, con la sua esigenza di sporcarsi nell’erba e nel fango, con il suo sentirsi a disagio o sereno in mezzo al caos, con il suo non amare il cibo che voi avete pagato un occhio della testa, con il suo non voler per forza avere a che fare con gli ospiti graditi per voi e magari sgraditi per lui, con il suo non amare l’agility che a voi piace tanto e così via.

Lo dico da persona che normalmente viene pagata per “aggiustare” comportamenti ed atteggiamenti del cane: non pensiamo solo alla facilità di gestione di un cane, al modificarlo in base alle nostre abitudini e alla nostra casa, pensiamo anche alla sua felicità, alle sue gratificazioni, al suo divertimento, alla sua vita che non può e non deve essere sempre e comunque modellabile in base ai nostri gusti e alle nostre esigenze. Che dite, lo troviamo un compromesso?? =)


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