La storia dell’uomo e del cane parla della magia di un incontro. Nessuno può sapere con esattezza cosa accadde quando il primo lupo avvicinò, per la prima volta, un uomo. Possiamo solo immaginarlo. Ma di certo questo incontro parla di una magia, del miracolo di un dialogo e della volontà di conoscersi prima, e di non lasciarsi poi.
Ci dicono da sempre che uno dei due abbandonò il suo progenitore selvatico trasformandosi in cane, ma ormai sappiamo che anche l’uomo non sarebbe quello che è oggi, se quell’incontro non ci fosse mai stato. La risultante fu una vera e propria coevoluzione, al punto che oggi alcuni studiosi definiscono l’uomo “un primate che si comporta come un lupo“.
Uomo e Cane hanno quindi iniziato il loro percorso insieme, e per migliaia di anni hanno semplicemente collaborato l’uno al fianco dell’altro. Nel bene e nel male. Ma insieme.
Poi ad un certo punto tutto è cambiato. È cambiato l’ambiente, il sistema in cui questo animale a sei zampe era abituato a muoversi, sono cambiati i riferimenti. È cambiato tutto. E sono iniziate le incomprensioni. I cani sono diventati un esercito di disoccupati, e l’uomo ha iniziato un cammino nel quale pensa di essere sempre più sufficiente a sé stesso.
In questo nuovo sistema uomo e cane vivono come due vecchi amici, che però non si capiscono più. O forse sarebbe meglio dire che quello a due zampe non capisce più quello a quattro, che alle volte appare solo rassegnato.
È in questo sistema che sono nati i “metodi“: insiemi di piccoli procedimenti per raggiungere un obiettivo. I procedimenti sono le tecniche, mentre l’obiettivo è quello di recuperare un rapporto perduto nel tempo. Una comunicazione dispersa. I metodi possono essere coercitivi, come l’addestramento vecchio stile, o possono essere gentili. Ma davvero c’è differenza?
No, se il cane finisce sempre per essere un qualcosa al quale viene abbinato un libretto di istruzioni affinché funzioni. E le incomprensioni aumentano.
Questo è il presupposto inevitabile affinché, dalla scelta di un metodo, si possa arrivare all’acquisizione di un approccio. La differenza tra utilizzare metodi ed avere un approccio significa riconoscere “l’altro” come soggetto, come individuo, unico.
Il cane non è una macchina da controllare, da regolare. È un essere senziente, dotato di emozioni, bisogni, aspettative, rappresentazioni del mondo in cui vive. Il suo comportamento è l’espressione di uno stato mentale. Non è un qualcosa per il quale dobbiamo sapere quale leva tirare, affinché sparisca o si rafforzi.
Porsi attraverso questo approccio è la scelta di vivere una magia. Di rivivere la magia dell’incontro con l’altro. Di essere (co)protagonisti di una nuova evoluzione.
Io non so spiegarvi con esattezza cosa accadrà quando vivrete questa magia. So per certo che ve ne accorgerete, e quando così sarà non abbandonatela. I primi beneficiari sarete voi.
Buona Vita!