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Sindrome da deprivazione sensoriale, un caso di studio – prima parte


Marina Balbi - 21 Maggio 2012


Ho voluto descrivere questo caso perchè sono certa che molti proprietari si riconosceranno in queste vicende, e potranno trovare utili suggerimenti su come muoversi in situazioni simili.

Per questo ho pensato che fosse opportuno raccontare la storia da tre diversi punti di vista:

  1. quello dei proprietari, in un’intervista in cui raccontano tutti i dettagli
  2. quello del veterinario comportamentalista, che descrive il caso dal punto di vista della terapia farmacologico-feromonale e comportamentale
  3. quello dell’educatore cinofilo, io in questo caso, che ha aiutato i proprietari a mettere in atto la terapia comportamentale e il cane a sviluppare il suo potenziale.

Daniela e Agostino mi hanno contattato su consiglio del dott. Daniele Merlano, il veterinario comportamentalista che ha in cura Joy.
Joy è una trovatella di circa 1 anno e vive con loro da quando, all’età di circa 2-3 mesi, l’hanno prelevata dal canile dove era arrivata insieme ai suoi fratelli.

Quando si sono rivolti a me, la cagnolina era con loro già da 4-5 mesi e avevano sperimentato altre modalità di educazione, senza ottenere i risultati sperati.

I proprietari lamentavano soprattutto l’impossibilità di stabilire con lei una relazione, non riuscivano a toccarla né a giocare con lei, Joy si rifugiava sotto al divano e si rifiutava di uscire; inoltre era terrorizzata da tutti i rumori, specialmente da quelli della macchina e dell’autobus.

Il dott. Merlano aveva fatto una diagnosi di sindrome da deprivazione sensoriale al secondo stadio, con ansia intermittente e prescritto una terapia farmacologica a base di seligilina e una terapia comportamentale basata sul gioco.

Daniela e Agostino non avevano bisogno di un classico programma per l’educazione di base, erano già molto informati e sotto alcuni aspetti si muovevano molto bene.

Abbiamo iniziato il nostro percorso con esercizi di comunicazione corporea in modo che Daniela e Agostino imparassero ad utilizzare meglio il linguaggio gestuale, a utilizzare i bocconcini come premio piuttosto che come stimolo, a premiare il cane con la distanza, posizionandosi lateralmente piuttosto che di fronte, e abbassandosi per interagire con lei. Per questo sono stati utilizzati giochi semplici, come il luring e il seduto, e qualche esercizio di autocontrollo perchè Joy potesse imparare a gestire meglio il suo stato emotivo.

Subito dopo ho proposto percorsi “esperienziali”, cioè l’utilizzo di materiali diversi su cui camminare e di oggetti nuovi da esplorare affinchè Joy facesse esperienze positive con oggetti sconosciuti e si sentisse capace di affrontare piccole difficoltà, sempre guidata dai proprietari.

Al terzo incontro eravamo già ad una svolta: i giochi di fiuto e di problem solving hanno cambiato la vita di Joy e dei suoi proprietari che, giorno dopo giorno, stavano acquisendo maggiore credito agli occhi del cane.

 

Sono stati utilizzati giochi diversi in modo da poter sviluppare varie competenze del cane:

  1. ginnastica del cane sul corpo dei proprietari (Human Body Gym) – questo aiuta il cane a prendere confidenza con le persone in maniera divertente, in questo modo Joy era libera di interagire con il corpo di Daniela e Agostino che facevano da attrezzi. Anche in questo caso una difficoltà crescente l’ha resa sempre più sicura e fiduciosa nel contatto. Con questo tipo di gioco abbiamo allenato soprattutto la capacità di cooperazione e socializzazione.
  2. giochi di fiuto – allenano la capacità di perlustrare, mettono in moto i circuiti neurali preposti alla calma e diminuiscono lo stress generale del soggetto. Il cane di solito riesce bene e questo accresce notevolmente la sua autostima, inoltre impara a concentrarsi su un compito. I giochi di fiuto intervengono sulle capacità di attenzione, concentrazione, autocontrollo, cooperazione, affidabilità
  3. giochi di attivazione mentale – che siano giochi costruiti appositamente per cani o che siano costruiti con materiali reperibili in casa, aiutano il cane ad esprimere al meglio molte capacità cognitive e sociali. Nel caso di Joy la più importante era quella di imparare ad imparare, per questo tutti i giochi dovevano essere proposti con gradualità, perchè sulla base delle cose note e che non facevano paura si potevano allargare le conoscenze e le competenze, cioè si poteva ampliare il suo piano prossimale di apprendimento. Con i giochi di attivazione mentale abbiamo allenato anche molte altre capacità, ad esempio attenzione e concentrazione, memoria, autocontrollo, saper raccogliere informazioni, cooperazione, empatia.

L’utilizzo del gioco ha reso Joy più sicura di sé, più fiduciosa, in generale più competente e capace di affrontare situazioni nuove. Di riflesso Daniela e Agostino sono diventati le guide esperte in grado di proporre attività adatte alle sue capacità e Joy ha iniziato ad affidarsi sempre più a loro.

Ora eravamo pronti per lavorare anche all’esterno!